Prendersi cura della salute con le buone relazioni
Nel 1948 l’Organizzazione Mondiale della Sanità definiva la salute come “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo l’assenza di malattia o infermità …”, già tenendo conto di una dimensione soggettiva nella valutazione dello stato di salute ed evidenziando una valutazione globale, e non solo medica, sulla qualità della vita.
Nel 2011 i ricercatori del Louis Bolk Institute, Machteld Huber and Marja van Vliet, suggeriscono una nuova definizione di salute come “la capacità di adattamento e di auto-gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”.
Dall’agire medico incentrato sulla malattia secondo un approccio riduzionistico di gestione della catena malattia – terapia – guarigione, si è passati ad un approccio sistemico che pone la persona al centro e in cui la definizione dei problemi ha lo scopo di migliorare e mantenere la qualità della vita.
In relazione a questo nuovo approccio, di grande interesse sono gli studi da cui emerge che le nostre relazioni, e quanto siamo felici nelle nostre relazioni, hanno un significativo impatto sulla nostra salute.
Lo “Studio Grant” dell’Università di Harvard, iniziato nel 1938 e ancora in corso, ha dimostrato che la creazione e il mantenimento di relazioni affettive autentiche e durature ed abbracciare la comunità hanno un’influenza fondamentale nel raggiungimento della felicità e ci aiutano a vivere una vita lunga, sana e piena.
Nel 1938, furono campionati i primi soggetti della ricerca: 268 studenti del secondo anno dell’Harvard College, futuri imprenditori e luminari. Il secondo braccio dello studio iniziò qualche anno dopo coinvolgendo giovani delle periferie svantaggiate di Boston.
Sono stati raccolti milioni di dati (tra questionari, interviste, raccolte di dati medici, scansioni di neuro immagini e analisi del DNA) sulle variabili che condizionano il benessere fisico e psico-fisico umano.
Lo studio evidenzia che la qualità delle relazioni intime e dei legami che una persona stabilisce influisce in modo determinante sulla possibilità di avere una vita sana e longeva. “Quando abbiamo riunito tutto ciò che sapevamo su di loro dopo 50 anni, non erano i loro livelli di colesterolo di mezza età a predire come sarebbero invecchiati … era quanto fossero soddisfatti nelle loro relazioni. Le persone che erano più soddisfatte nelle loro relazioni all’età di 50 anni erano le più sane di 80 anni” dice Robert Waldinger, direttore dell’Harvard Study of Adult Development, psichiatra al Massachusetts General Hospital, professore associato di psichiatria all’Harvard Medical School e psicoanalista della Società Psicoanalitica di Boston. “Noi pensavamo che il maggior predittore di una lunga vita fosse avere parenti che avevano vissuto a lungo. E’ risultato invece che le scelte sullo stile di vita che la gente compie nella mezza età sono un predittore più importante di quanto a lungo e quanto in salute uno vivrà. Il fatto che la buona vita si costruisce sulle buone relazioni è una idea che vale la pena di diffondere”.
Per maggiori dettagli sullo Studio Grant, si rimanda al sito web della Società Psicoanalitica Italiana: https://www.spiweb.it
Crediti fotografici: Stefano Butturini
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