Lezioni di vita dal Regno Vegetale

„L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l’evoluzione – Albert Einstein

 

Le piante possono vivere senza di noi, lo hanno fatto per miliardi di anni prima che l’Homo Sapiens comparisse sulla terra. Noi senza le piante siamo condannati all’estinzione in breve tempo. Il mondo vegetale copre da solo oltre il 99,5% (le stime variano dal 99,5% al 99,9%) della biomassa dell’intero pianeta, riducendo il regno animale, essere umani compresi, a una percentuale davvero misera.

Il mondo scientifico, sviluppando branche di studio quali la fisiologia o la neurobiologia vegetale, ferve di studi che portano alla luce scoperte incredibili, che non possono non cambiare la visione che abbiamo del mondo vegetale.

“Mi è sempre piaciuto esaltare le piante nell’ordine dei viventi” scriveva Charles Darwin nella sua autobiografia, descrivendo spesso le piante come esseri viventi straordinari. Qualche anno dopo suo figlio Francis riprende l’ammirazione per il regno vegetale dichiarando, al convegno annuale della British Association for the Advancement of Science del 2 settembre 1908, che le piante possiedono una forma di intelligenza primordiale.

“… l’idea che le piante siano esseri passivi, insensibili e del tutto privi di ogni capacità di comunicazione, comportamento e calcolo – frutto di una visione dell’evoluzione completamente errata – è ancora saldamente radicata, persino nella comunità scientifica” scrive lo scienziato Stefano Mancuso in “Verde Brillante”. E questa è in effetti la convinzione con cui almeno alcuni di noi sono cresciuti. Vegetare non è un verbo dalla connotazione positiva, e talvolta il modo in cui le piante vengono trattate non è molto diverso da quello riservato agli oggetti.

E se invece le piante fossero diverse e non necessariamente inferiori? Se avessero scelto di essere stanziali e vivere ancorate al suolo come strategia evolutiva? I risultati di ricerche ed esperimenti continuano a dare risposte sorprendenti a queste provocazioni, svelando conclusioni inaspettate e rivelatrici di come le piante abbiano saputo evolversi, adattandosi a condizioni molto diverse.

Se definiamo l’intelligenza come capacità di risolvere i problemi che la vita presenta, calcolando i rischi e prevedendo i benefici, non possiamo non associare questo concetto alle piante mentre si leggono i più o meno recenti risultati degli studi scientifici. Tramite le radici le piante riconoscono quantità infinitesimali di sali minerali nascosti in molti metri cubi di terra, le piante carnivore sono in grado di mettere in atto un processo digestivo che metabolizza l’animale catturato, producendo enzimi che lo sciolgono e consentendo alla foglie l’assorbimento di sostanze nutritive. Grazie a composti organici volatili, molte piante avvertono in tempo reale le vicine o anche parti distanti della stessa pianta di pericoli in atto, in modo da innescare meccanismi di difesa. Riescono a produrre molecole chimiche capaci di rendere le loro foglie indigeribili o anche velenose per l’insetto aggressore. Per non parlare delle strategie adottate per garantirsi l’impollinazione e il trasporto dei propri semi.

Se è vero che immaginazione e nuove prospettive sono ingredienti fondamentali sulla strada della scienza e della comprensione dell’evoluzione, dopo aver letto alcuni degli studi dei grandi botanici del passato e del presente, avremo forse un atteggiamento diverso la prossima volta che passeggeremo lungo un viale alberato o che cercheremo pace nella solitudine di un bosco. Per scoprire, chissà se e chissà quando, che forse non siamo cosi soli quando camminiamo in quel bosco che ci regala pace e serenità.

 

LIBRI CONSIGLIATI:

“Le emozioni nascoste delle piante: Come si esprimono, comunicano e interagiscono i vegetali”, Didier Van Cauwelaert

“Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale”, Stefano Mancuso e Alessandra Viola

 

Crediti fotografici: Stefano Butturini

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