Coltivare la ricchezza della solidarietà

“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno” – Madre Teresa di Calcutta

 

Svoltiamo a sinistra, lasciando la strada grigia di asfalto che dritta taglia in due la savana per quella dissestata in terra battuta, che rossa e leggera si solleva in aria al passaggio delle ruote della jeep: un secondo che sembra un balzo nel tempo ci porta in una nuova dimensione. Lo sguardo spazia senza più barriere a inseguire colori e nuovi orizzonti, e guardare il paesaggio si trasforma in un momento meditativo di connessione con la natura che ci circonda.

Siamo in Uganda, più precisamente in Karamoja, una delle zone più povere del paese, e stiamo andando a visitare alcune green school, dove i bambini, guidati dall’insegnante di agricoltura, imparano a coltivare un orto e crescere verdure e piante per sostenere il proprio fabbisogno nutrizionale. E’ questo uno dei progetti di una lunga lista che Costa Family Foundation, in collaborazione con il team della ONG Insieme Si Può Africa, finanzia a sostegno della popolazione ugandese più bisognosa.

Orfanotrofi, dispensari medici, centri di assistenza per bambini in condizioni familiari disagiate o per sostenere donne emarginate dalla sieropositività, scuole professionali per giovani, un insediamento di accoglienza per i profughi sudanesi, progetti per lo smaltimento dei rifiuti di plastica … vedo i volti e stringo le mani di quelle notizie che mi raggiungono attraverso i giornali. Imparo a conoscere una cultura diversa, i suoi talenti e le sue difficoltà. Scopro la bellezza di una natura selvaggia e con essa la spietatezza dei suoi periodi di siccità e di continua sfida alla sopravvivenza. Incontro le persone che con queste difficoltà sono cresciute e che ogni giorno fronteggiano queste sfide. Intuisco una per me nuova sfumatura, forse la più pura e potente, dell’amore, quella della solidarietà. Cerco di osservare e di pormi in ascolto, svestendomi per quanto possibile del mio sistema mentale. Come davanti al foglio bianco prima della stesura di una lettera, lascio che siano queste due settimane a scrivere le parole più adatte. Lontano dallo schema quotidiano, priorità e punti di vista si riorganizzano e un nuovo senso di appartenenza –  non al mio cerchio di amici e famigliari, non al mio popolo e alla sua storia, ma all’umanità intera – prende forma.

Mentirei se non dicessi che il ritorno a casa, agli impegni e agli svaghi abituali non abbia ovattato quel forte e importante insegnamento ricevuto da ciascuno dei bambini, delle donne e degli uomini ugandesi che ho incontrato. L’inerzia dell’abituale stile di vita mi risucchia in dinamiche e meccanismi che affievoliscono il sentire di quell’esperienza e sfumano piano piano i contorni di quell’impronta che sembrava tanto nitida e definita durante il viaggio e appena rientrata.

Quel che conta è che il seme sia stato piantato. Ora è mio compito coltivarlo per fare si che il viaggio del cuore, per me iniziato in Uganda, sappia impostare la bussola sulla giusta rotta.

Per conoscere maggiori dettagli sui progetti di Costa Family Foundation: https://www.costafoundation.org

 

Crediti fotografici: Stefano Butturini

 

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